Il percorso che proponiamo si snoda da Nicolosi fino a Linguaglossa e Castiglione

GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara

GAL Etna

Regione Siciliana – Comando del Corpo Forestale

Parco dell'Etna

Etnaviva, associazione per la cultura del territorio

Percorrere le terre di mezzo sull’Etna significa attraversare il territorio conteso da uomo e natura. Il Sentiero delle Ginestre, che qui proponiamo, non tocca le zone sommitali, ma consente di scoprire aree comunque fortemente caratterizzate dal vulcano. In quattro giorni a piedi si andrà da Nicolosi a Linguaglossa oppure a Castiglione di Sicilia (per circa 60 chilometri complessivi). Proponiamo inoltre una quinta giornata, concordata con il GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara, da dedicare in bici alla visita della “wine valley” etnea: da Randazzo lungo il fiume Alcantara sino a Castiglione di Sicilia.


Il Sentiero delle Ginestre offre al turista camminatore o anche ciclista l’occasione di sperimentare i paesaggi etnei in tutte le stagioni, toccando posti di assoluta naturalità, ma anche godendo le comodità offerte da accoglienti posti tappa e la calorosa vitalità dei paesi pedemontani. Certo in qualche zona si noterà l’invasiva antropizzazione avvenuta nel secolo scorso, ma soprattutto risulterà evidente l’intenso rapporto tra abitanti e montagna di fuoco: una competizione infinita tra la natura che a volte distrugge e gli uomini agricoltori-artigiani-albergatori sempre pronti a ricominciare, consapevoli di dovere comunque molto alla forza dell’Etna ed alle sue incessanti attività. I vecchi contadini ripetevano che “l’Etna prende e da”, lo dicevano anche con le lacrime agli occhi quando vedevano scendere la colata sui fondi coltivati. Se lo ripetevano come un mantra quando la cenere rovente rovinava i raccolti, ben sapendo che comunque da quei crateri sempre attivi proviene in definitiva la fertilità dei suoli e la straordinaria bellezza del paesaggio. La ricorrente domanda che il visitatore sente di dover porre a proposito della pericolosità del territorio vulcanico (“Ma non avete paura di abitare qui?”) troverà lungo il Sentiero delle Ginestre molteplici esaurienti risposte, perché differenti sono le caratteristiche dei territori che andremo a percorrere.


L’area del leccio e dei castagni

Il versante meridionale di Nicolosi è la zona maggiormente urbanizzata dell’itinerario. Quella in cui è evidente la voglia degli abitanti di spingere senza troppe preoccupazioni i loro insediamenti verso le alte quote, nella consapevolezza che l’Etna ha comunque un territorio molto vasto nel quale il rischio viene distribuito nello spazio e nel tempo. Inoltre il versante di meridione è quello in cui è dominante il ruolo del leccio (Quercus ilex), l’albero che nelle terre di mezzo intorno ai mille metri trova il suo ambiente ideale e che ha riconquistato senza indugio tutti i fondi agricoli che vennero abbandonati a metà degli anni Sessanta del Novecento, quando i vigneti sembrarono entrare in una crisi irreversibile. Ma se il leccio dimostra in maniera evidente la capacità della natura di tornare nei luoghi da cui era stata scacciata, il castagneto è invece simbolo di una foresta voluto dall’uomo boscaiolo che l’ha piantata e che se ne prende tuttora cura. Il nome stesso del paese di Trecastagni richiama un rapporto antico con questo albero generoso, che offre pali per le viti, sostegni per i frutteti, travi per i tetti e che continua a dare lavoro a decine di artigiani, oltre a produrre gustosi frutti autunnali.

L’area della Valle del Bove

La seconda giornata di cammino è caratterizzata soprattutto dall’impressionante veduta della Valle del Bove: fianco squarciato del vulcano, enorme sezione stratigrafica dell’Etna che racconta attività antichissime. Una presenza imponente dal punto di vista paesaggistico con le sue ripide pareti (alte anche più di mille metri), capace però di offrire conforto agli abitanti del vulcano. Osservare le colate che scendono verso l’ampia depressione larga circa 7 chilometri è infatti uno spettacolo inquietante soltanto per il visitatore. L’uomo etneo considera invece i fiumi di fuoco dentro la Valle come una veduta in fondo tranquillizzante visto che considera quell’area come una sorta di zona franca riservata alle attività vulcaniche. Fino a quando le colate si sovrappongono a quelle precedenti lo sfogo resta infatti innocuo per le attività e le abitazioni, anzi l’effervescenza eruttiva viene popolarmente considerata una salutare liberazione di energia da parte della Terra. Senza dimenticare che la Valle rappresenta un elemento scenografico fortemente cangiante: muta di aspetto a seconda delle stagioni, man mano che la neve inizia a depositarsi, la ricopre quasi completamente e poi inizia finalmente la lenta ritirata dai ripidi canaloni.

L’area dei noccioleti

Dalle parti di Sant’Alfio e Piedimonte Etneo l’elemento centrale del paesaggio è il nocciolo, alberello che conferisce alle campagne una particolare eleganza. La sua coltivazione ha avuto alterne fortune e sembra avere trovato sul versante orientale condizioni particolarmente favorevoli. In estate i noccioleti sono il regno di una ombra bassa e gradevole, mentre le casette di pietra lavica – che a volte testimoniano la pre-esistenza degli immancabili vigneti- sono coccolate dalle fronde degli alberi. Anche qui non mancano le colate ed i segni – anche recenti- delle attività etnee. Ma in genere gli uomini e le donne etnee dopo ogni eruzione hanno sempre trovato buone ragioni per ricominciare. Dalle parti delle Ripe della Naca sono numerosi gli altarini che riportano la data del 1928, anno della terribile eruzione che distrusse persino l’intero paese di Mascali, ma conferì a quanti scamparono alla furia della natura l’energia giusta (sentendosi in buona sostanza miracolati) per affrontare nuove semine ed incerte vendemmie.

L’area della pineta e del demanio forestale

Le ultime giornate del trekking sono maggiormente caratterizzate dagli ambienti naturali. Grazie soprattutto all’attività dei forestali siciliani che negli ultimi decenni hanno rimboschito, curato ed accudito territori sempre più vasti. Man mano che le attività tradizionali si sono andate ridimensionando il bosco demaniale si è esteso. Al suo interno sono state costruite piste sterrate, rifugi e bivacchi. La Regione Siciliana ha dato lavoro attraverso lo strumento della forestazione ed ha contestualmente riconsegnato alla natura ampie porzioni dell’Etna. La discesa finale verso Linguaglossa e Castiglione avviene in gran parte sempre in mezzo al bosco, ma questa volta all’ombra della pineta Ragabo. Una foresta secolare che racconta una storia ancora diversa: quella delle comunità che la utilizzavano in maniera intensa, che dai pini estraevano la resina ed ottenevano tronchi per i velieri. Sino a quando il “boom” dello sci e delle escursioni in montagna determinò la trasformazione delle antiche “trainare” – utilizzate per portare i tronchi a valle- nelle vie di accesso automobilistiche al divertimento sulla neve.


Andiamo adesso a scoprire tappa per tappa il Sentiero delle Ginestre che si sviluppa per circa 60 chilometri, percorribili a piedi normalmente in quattro giornate, con la possibilità ogni sera di trovare dei confortevoli posti tappa in cui avere una buona camera e gustare la cucina siciliana. C’è anche la possibilità per chi lo desidera di pernottare in tenda all’interno di aree private attrezzate a questo scopo. I tempi di percorrenza sono ovviamente indicati al netto delle soste.

A questo punto non resta che partire……….

Tappe

Da Nicolosi a Zafferana Etnea

Dal centro abitato di Nicolosi si raggiunge la sede del Parco dell’Etna, meritevole di una visita in quanto realizzata all’interno di un monastero risalente al XII secolo. Da non perdere anche il breve sentiero del germoplasma che si snoda intorno all’edificio monumentale. Si continua il trekking su strade secondarie e poi su carrarecce sino al Monte Arso: un imponente cono vulcanico spento che domina l’intero versante sud.

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Da paese del miele verso i Magazzeni di Sant’Alfio

Si lascia la cittadina di Zafferana partendo dalla villa comunale e seguendo la strada asfaltata che sale in maniera marcata in direzione del municipio nuovo. Poco più avanti un cartello indica a sinistra la direzione per raggiungere la Val Calanna ed il teatro eruttivo del 1991, l’itinerario prosegue invece verso destra entrando nella parte alta della frazione di Ballo.

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Dai noccioleti alla pineta Ragabo

La prima parte della giornata è dedicata all’area dei crateri del 1928, l’impetuosa eruzione che determinò la distruzione dell’antico paese di Mascali, ma risparmiò l’abitato di Sant’Alfio. Per grazia ricevuta i fedeli della zona costruirono nel 1958 la chiesetta da cui ha inizio la terza tappa del trekking. Anche a fianco degli edifici rurali si incontrano piccoli altarini votivi che ricordano la fede di quanti in quella occasione videro risparmiate le loro terre dalla furia del vulcano.

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Dalla pineta a Linguaglossa o Castiglione di Sicilia

Dai 1400 metri di quota della Pineta Ragabo è il momento di scendere a valle. Una giornata in gran parte su stradelle sterrate che all’inizio sfiorano Monte Corruccio (da vedere la grotta omonima, antica bocca effusiva) e quindi attraversano un’ampia zona un tempo coltivata a vigneto ed oggi pienamente riconquistata dalla vegetazione naturale.

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DA RANDAZZO A CASTIGLIONE NELLA VALLE DEI VINI

Itinerario ciclabile di 23-55 chilometri

La valle dei vini etnei ha trovato un nuovo splendore negli ultimi venti anni. I terreni che sino a metà del Novecento costituivano la grande area di rifornimento per l’industria enologica di Riposto, e che ad un certo punto avevano conosciuto l’abbandono, sono stati recuperati alla loro antica vocazione ed altri ancora sono stati piantati a vigna. Tutte le più importanti case vinicole siciliane sono venute a produrre nella zona compresa fra Randazzo, Linguaglossa e Castiglione, unendosi ad altri imprenditori italiani e stranieri che già alla fine del secolo scorso capirono che l’Etna poteva produrre vini di qualità. Da allora i vigneti hanno cambiato in meglio il paesaggio, portando bellezza e sviluppo, mentre il mercato internazionale del vino di qualità riconosce ormai la “wine valley” etnea come un’area di eccellenza.


La nostra proposta è di percorrerla in bici, utilizzando la viabilità secondaria ed i tracciati ferroviari ormai dismessi. Un tour ciclabile che va bene alla fine del Sentiero delle Ginestre, ma anche come proposta autonoma per godere l’eleganza del paesaggio in sella ad un mezzo ecologico e salutare come la bici, con o senza pedalata assistita.

Ecco quindi il nostro suggerimento. Da Randazzo si percorre per breve tratto la statale 120 per poi imboccare la provinciale 89 a bassa intensità di traffico che costeggia magnifiche tenute vitivinicole. Dopo una decina di chilometri dal punto di partenza in costante discesa si svolta a sinistra in modo da raggiungere il corso del fiume che drena le acque dei Nebrodi e di una parte dell’Etna e raggiungere Moio Alcantara, famosa per i suoi pescheti. A questo punto si torna indietro brevemente e si svolta a sinistra utilizzando la cosiddetta strada dei vini, ma dopo poche centinaia di metri la segnaletica del Parco dell’Alcantara ed i segnavia del percorso di trekking E1 inducono a svoltare su stradella secondaria. Dopo pochi minuti un ulteriore bivio a sinistra indica la deviazione (non totalmente ciclabile) che conduce sino al letto del fiume Alcantara all’altezza del Sentiero di Pietra. Continuando diritto si incontrano invece delle belle dimore rurali e le tracce dei manufatti legati alla vecchia ferrovia Taormina-Randazzo (chiusa nel 2002). Dopo 4 chilometri si incontra in mezzo ai noccioleti la stazione dismessa di Castiglione di Sicilia e si prosegue grazie a piacevoli stradelle (in gran parte asfaltate e immerse nel verde) sino alla Cuba di Santa Domenica, una chiesetta medievale a croce latina che sarebbe stata costruita intorno all’undicesimo secolo. Si prosegue a sinistra dell’antico luogo di culto seguendo una stradetta che al termine si immette in una più ampia dove si svolta sulla destra. Si continua sino a riprendere la strada dei vini dalla quale si raggiunge prima una freschissima fontana e quindi in ripida salita l’abitato di Castiglione di Sicilia. Questo tratto di sola andata è di circa 23 chilometri in massima parte in discesa. Per il ritorno dalla via Carmine di Castiglione si risale verso la stazione della Circumetnea che per alcuni anni, dopo il 1923, raggiungeva con i suoi trenini questo abitato della Valle dell’Alcantara. Una volta giunti sulla strada Costa andremo in direzione nord, approfittando della moderata pendenza del ex tracciato ferroviario (in direzione contraria rispetto all’ultima tappa del Sentiero delle Ginestre) in direzione di Rovittello. Prima della frazione si svolta a destra per ridiscendere verso alcune pregiate zone vitivinicole. Questa volta utilizzeremo interamente la provinciale 89 per il rientro verso Randazzo, passando dalle contrade Pietramarina e Verzella per tornare infine nel tratto già percorso al mattino da Moio sino al punto di partenza.


Lungo le provinciali, pur essendo solitamente scarsamente trafficate, si raccomanda prudenza e grande attenzione. Il tragitto di ritorno è di circa 32 chilometri.

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